CANTATA DEL CAFFE’ BWV211 di Johann Sebastian Bach BACH HAUSdi Michele Dall’Ongaro, libretto Vincenzo De Vivo
Giovanni Battista Rigon direttore Emanuele Gamba regia Scene Carlo Da Prato Costumi Desirée Costanzo Luci Matteo Catalano Ensemble musicale del Teatro Goldoni con la partecipazione del Coro Voci Bianche della Fondazione Goldoni con Alessia Camarin, Stavros Mantis e Sanling Wang Allestimento del Teatro Goldoni
Per la prima volta a Livorno va in scena Bach Haus di Michele Dall’Ongaro.
Attenzione!: Promozione straordinaria per gli ABBONATI ALLA STAGIONE LIRICA Gentile Abbonato, per te, che hai deciso di seguirci tutta la Stagione, la speciale promozione per BACH HAUS di domenica pomeriggio: presentando alla biglietteria l’Abbonamento alla stagione Lirica avrai diritto al biglietto promozionale. Non perdere questa occasione per venire in Goldonetta a scoprire queste originali “perle” musicali!
Un brioso intermezzo lirico dei nostri giorni, Bach Hausdi Michele Dall’Ongaro (che ha debuttato al Teatro Nazionale di Roma nel 2000) ed una cantata di argomento umoristico di Johann Sebastian Bach, la cosiddetta Cantata del caffè, vale a dire Schweigt stille, plaudert nicht (Fate silenzio, non chiacchierate) BWV 211: è questo l’originale programma che domenica 3 novembre, alle ore 18 animerà la Goldonetta per “Opera Oggi”, la rassegna della Fondazione Teatro Goldoni che volge uno sguardo attento e curioso ad opere liriche composte per il Teatro di “oggi” ed a rarità rivisitate del passato.
Bach Haus, composta dal M° Dall’Ongaro su libretto di Vincenzo De Vivo, è una sorta di divertissement per tre cantanti e piccolo complesso da camera, che sembra voler rispondere in modo ironico all’interrogativo su come mai uno dei più grandi compositori nella storia della musica, Johann Sebastian Bach (1685-1750), non abbia mai voluto comporre un’opera lirica. Lo spettacolo racconta infatti il fantasioso momento in cui alla famiglia di Bach – una famiglia ricchissima di talenti musicali – verrà proposto un tale ingaggio. A commissionare il lavoro è Nibbio, un ‘impresario in angustie’, che nel chiedere la composizione fa giustamente presente a Casa Bach obblighi e convenzioni che appartengono al mondo operistico italiano come, ad esempio, le difficoltà che inevitabilmente intercorreranno con le primedonne. È a quel punto che Bach sceglierà̀ di declinare l’offerta, suggerendo il nome di suo figlio, proposto come musicista più ‘moderno’. Stili e citazioni musicali (non solo Bach, ma anche Bizet, Puccini, Bernstein) si susseguono in brioso tumulto, con un’ouverture, spunti di danza e sezioni cantate a mo’ di recitativo accompagnato, arioso e quasi-aria. Una solenne citazione dall’attacco del Quinto Concerto Brandeburghese conclude l’azione.
«Bach Haus è un gioco – ha commentato il librettista, Vincenzo De Vivo – costruito su genere musicale, quello dell’intermezzo, caro alla tradizione comica italiana del Settecento. La pièce è nata dal piacere di ‘fare teatro’ con Bach e concepita come seguito della sua Kaffeekantate, che peraltro aveva conosciuto le tavole del palcoscenico fin dal diciottesimo secolo. Utilizzando i personaggi della cantata, soprano, tenore e basso, Bach Haus si muove intorno a tre caratteri: Johann Sebastian, sua moglie Anna Magdalena e un impresario italiano, dal nome metastasiano di Nibbio. Accanto ai tre cantanti si muovono alcuni tra i numerosi figli di Bach, il più giovane dei quali – l’adolescente Johann Christian – suona il violino. In Bach Haus giocano tra loro i personaggi reali e le loro proiezioni di fantasia, si confondono fatti verosimili e topoi dell’opera buffa, tutto filtrato attraverso un affettuoso umorismo».
«Nell’opera – ha dichiarato il compositore Dall’Ongaro – si trovano citazioni molto evidenti (Don Giovanni, West Side Story, Suor Angelica, Tosca, Wozzeck, Madama Butterfly), altre più nascoste, altre ancora legate ad uno stile o genere o convenzione. Il punto, mi pare, è che questi reperti non vengono ‘citati’, alla maniera post-moderna ma spontaneamente generati dalla narrazione musicale».
La Cantata del caffèche sarà proposta in apertura di serata, si muove sul filo dell’umorismo e narra le peripezie escogitate da una figlia per aggirare il divieto del padre che non vuole più consentirle di bere caffè tutti i giorni (la bevanda che nella prima parte del Settecento, quando Bach compose questo lavoro, si stava ormai imponendo ovunque e che la protagonista definisce “più dolce di mille baci”).