Il dittico “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”
Titolo unico del Progetto 2011 della Regione Toscana: una produzione della Fondazione Teatro Goldoni con il Teatro del Giglio di Lucca, il Verdi di Pisa e con il Teatro Pavarotti di Modena
Teatro tutto esaurito nel febbraio 2011 al Goldoni di Livorno per Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, titolo unico del Progetto 2011 della Regione Toscana prodotto dalla Fondazione Teatro Goldoni con il Teatro del Giglio di Lucca, il Verdi di Pisa e con il Teatro Comunale Pavarotti di Modena, dove il dittico fu accolto con analogo successo. Questo nuovo allestimento puntò ad una “rilettura” dei due capolavori della “Giovine Scuola Italiana” senza tradire le ragioni della musica ma mettendone in piena evidenza l’attualità e la modernità: “il filo rosso che caratterizzò questa produzione è l’assoluto rilievo protagonistico della figura femminile – afferma il Direttore artistico Alberto Paloscia – Una donna forte, determinata, padrona delle proprie azioni e del proprio destino, e per questo emarginata dal conformismo della comunità e della collettività che la circondano la Santuzza di Cavalleria; vittima invece del proprio destino e della violenza del maschio la Nedda di Pagliacci, che paga con la vita la sua smania di libertà e di indipendenza”. Un tema, quella dell’emarginazione e della violenza a cui è soggetto l’universo femminile, che dagli anni Novanta dell’Ottocento – l’epoca in cui le due opere furono composte ed entrambe ambientate in un’arcaica realtà mediterranea della Sicilia e Calabria – continua ripetersi ai nostri giorni.
Nacque così un accurato lavoro di drammaturgia effettuato da Alessio Pizzech, che firmò la regia, con i suoi collaboratori – lo scenografo Michele Ricciarini e la costumista Cristina Aceti.
Le affinità che legano i due titoli si sono evidenziate sulla scena attraverso la diversa impostazione delle due ‘riletture’ registiche: asciutta, tragica, inesorabile come una sacra rappresentazione quella di Cavalleria rusticana; sospesa fra gli umori surreali del cinema felliniano e la poetica ‘crudezza’ di certo Pasolini quella di Pagliacci.
“Cavalleria è stato così uno spettacolo che pose la protagonista femminile al centro di un articolato e complesso sistema di rapporti privati e sociali – spiega il regista – Santuzza è l’Esclusa Pirandelliana: colei che non è parte della tribù, colei che sta ai margini del sistema sociale di riferimento. Quanto più il suo urlo si leva al cielo con il sapore di un rito sacro di Pasqua, tanto più ella resta sola, impenetrabile nel suo dolore che la pervade tutta. Nell’Intermezzo come una nemesi una bambina e poi una ragazza, età diverse della stessa Santuzza, l’accolgono tra loro”.
Una lettura dell’opera Pagliacci tutta virata verso le avanguardie del Novecento: “Poesia felliniana nel compiersi della vicenda – prosegue Pizzech – ed allo stesso tempo un sottile filo ci riconduce a Pirandello: i comici vengono dal fondo della sala teatrale ed occupano la spazio facendolo vivere nella sua completezza; la storia si snoda tra palcoscenico e platea, distruggendo la quarta parete. Ho sentito di leggere Pagliacci come metafora, come sintomo di quel fermento creativo dei primi del novecento che trova consistenza nella riflessione artistica intorno al rapporto volto/maschera”
N.B.: Per informazioni e dettagli sulla produzione: Ufficio Produzione tel. 0586 204218/204228