Alessandro Contini Laboratorio Giovani Adulti
Meditando col Giaguaro
Buonasera, mi presento
il mio nome è impronunciato
mani in alto, stai attento
guarda il monte che ho scalato
bello alto sulla vetta
vedo il mondo in cui viviamo
resto ancora non ho fretta
chiudo gli occhi, meditiamo.
Resto seduto qui,
ma non per questo resto fermo,
mi muovo come un colibrì,
e non sto calmo,
è come un viaggio che mi tormenta
nella mia mente non c’è più spazio
vago e fumo la mia menta
Senza di quella io non son sazio!
Il viaggio è stato lungo
ma finalmente ce l’ho fatta
ho pestato tanto fango
ma ora indosso la cravatta.
Era questo il mio destino
sai a lungo l’ho sognato
fin da quando ero bambino
è il mio piatto prelibato.
Son tornato a Guasticce
più spavaldo di prima
queste non son minacce
non nascondo una lama
ma nascondo nel cuore
una forza più potente
che si alimenta e non muore
con gli insulti della gente.
Quindi stai attento alla mia barba
non rubar dal mio giardino
quel che fumi e credi erba
è soltanto ramerino!
E non entrar nella mia mente
è un errore molto caro
senti il passo dolcemente
meditando col giaguaro
Valentina Donzella Laboratorio Giovani Adulti
Un dono bello di queste giornate è stato riscoprire la musica per come può esistere libera in noi, in tutte le sue potenzialità,
Lasciar scorrere la mente, così come scorre il tempo, e darsi un attimo di respiro fra le note.
Rebecca Lucchesi e Mattia Lombardi Laboratorio Giovani
Ambra Passetti; Chiara Bersotti; Leonardo Corti; Francesca Vigneri; Ilaria Moriconi; Mattia Lombardi; Rebecca Lucchesi Laboratorio Giovani Adulti
Sentimenti Quarantini
Marica Apostolo Corso Maia
LA BIBLIOTECA MAGICA
Doveva succedere prima o poi, Alice lo sapeva, ma non se l’aspettava, non così all’improvviso.
Da un giorno all’altro aveva perso gli abbracci, i giochi, le risate, le storie, i sorrisi: aveva perso il suo lavoro con i bambini e si era trovata da sola davanti allo schermo di un computer.
Didattica a distanza.
La tecnologia non era mai stata la sua amica del cuore, a malapena riusciva a usare whatsapp, ma poi finiva sempre per chiamare, perché aveva bisogno di sentire la voce, il tono, il respiro.
Era arrivato il momento di cambiare.
“Il computer è stupido” diceva suo marito, “glielo devi dire te cosa deve fare!”.
Lui era l’esperto di informatica e Alice avrebbe voluto dargli retta, ma non ci riusciva. La tecnologia non le apparteneva e non poter gestire quel mondo ostile era insopportabile.
Lei amava leggere e scrivere, raccontare, parlare guardando negli occhi gli ascoltatori, inventare, creare, fantasticare e non sapeva cosa dire al computer.
“Anche dal fango può nascere un fiore”: non ricordava chi l’avesse detto, ma Alice ci credeva.
In quei giorni aveva mangiato tanto di quel fango che quasi non si accorse che il computer le stava offrendo un fiore: la sua memoria, tutte le cartelle che contenevano documenti, relazioni, storie, racconti, foto, video, insomma la vita degli ultimi trent’anni. Fu una scoperta affascinante, un regalo inaspettato.
Non si era mai resa conto di quante pagine avesse scritto, di quanti ricordi avesse riposto in quella scatola grigia.
Le sembrava di possedere una biblioteca magica e suo marito era il bibliotecario che aveva raccolto e catalogato i loro giorni insieme.
Così, invece di sistemare il garage o la cantina, come facevano tutti in quel periodo di reclusione, lei iniziò il suo viaggio tra cartelle e file dimenticati.
Alice raccolse tanti fiori dal passato: ne scelse uno, la lettera scritta alla bambina che era stata, un compito assegnato dalla sua insegnante di scrittura creativa, e leggendo il fango si sciolse nelle lacrime sulla tastiera.
Livorno, 8/4/2017
Cara Alice,
è da un po’ di tempo che ti penso e oggi ho deciso di scriverti, perché sono preoccupata per te.
Lo so, non sei come gli altri bambini. Sei dolce e sensibile, ma non basta per piacere ai tuoi compagni. Loro ti vedono bruttina e insignificante con gli occhiali da vista troppo grandi e il sorriso sciupato dall’apparecchio per i denti e ti prendono in giro, perché sei lenta e impacciata e non ti vogliono nei loro giochi.
Piangi, perché non hai amici, perché ti senti rifiutata, perché hai paura di rimanere sola. La mamma ti dice che non si piange, che devi essere forte e tu non riesci a farle capire che sei tanto triste e ti sei rassegnata. Quando andate al parco o alle feste, cerchi un angolino dove nasconderti, tiri fuori un libro e ti metti a leggere.
Leggere è la tua passione. Storie, leggende, favole, fumetti, fiabe: la tua fantasia si accende e ti porta lontano, insieme ai personaggi dei libri. Grotte di pirati, capanne di maghi e di folletti, palazzi di principi: ogni volta un luogo diverso per accogliere le tue avventure.
Sei diventata una sognatrice e non vuoi più stare con i bambini, ma così non va bene. Una bambina deve giocare, correre, ridere, divertirsi, insomma, deve essere una bambina.
Preferisci la compagnia degli adulti, ti senti protetta e coccolata e loro adorano i tuoi modi educati e gentili e ti portano dappertutto: a cena con gli amici, a sbrigare commissioni, a visitare luoghi che ti incantano. Sei felice e scrivi tutto nel tuo diario segreto. Pagine e pagine di racconti delle vacanze estive trascorse dai nonni e dagli zii in Umbria. Le cugine della mamma sono bellissime. Sono giovani e innamorate. Ti piace ascoltarle, anche se non capisci bene tutte le parole, ma provi le loro emozioni e cominci a fantasticare sull’amore. Ti raccontano le loro pene, causate dalla lontananza e dai litigi, e ti entusiasmi per i preparativi dei matrimoni. Ti batte forte il cuore quando sfiori i vestiti da sposa bianchi ed eleganti, come quelli delle principesse. Sogni il tuo principe azzurro, senti che non potrai vivere se non lo sposerai.
Hai dieci anni, ma ne dimostri quindici. Sei vivace e intelligente e il tuo sguardo si illumina per un incontro, una passeggiata, un racconto, una canzone, un dipinto.
Dici che da grande vuoi fare la scrittrice o la pittrice. Vuoi essere un’artista, ma i grandi non capiscono che sei attratta dalla bellezza che scopri nei libri, nelle storie, nella musica, nella natura e sorridono perplessi.
Dicono che sei una bambina strana e col tempo scambieranno la tua sensibilità per debolezza.
Non comprenderanno la curiosità e il desiderio di conoscenza profonda che ti avvicinano alla vita e agli altri con modi a loro sconosciuti.
Ascolti il tuo cuore e il cuore degli altri, ti commuovi per le vicende dei personaggi dei libri e degli esseri umani che ti camminano accanto.
Non basterà per conquistarli.
Ecco perché vorrei vederti giocare con i bambini della tua età, invece che stare seduta sulla panchina a parlare di baci. Lo sai che gli uomini e le donne si baciano. Che cos’è un bacio? E’ lo schioccare delle labbra sulla guancia. Meglio mangiare un bacio di cioccolata. Allora, cosa sta dicendo Luigino? Cosa vuol dire che un bacio d’amore è molto più buono di un bacio di cioccolata? Sei rimasta a bocca aperta. Luigino è il cugino più grande della mamma. Tra pochi giorni si sposerà. Lo guardi negli occhi, percepisci i sentimenti dell’uomo innamorato e non dimenticherai la meraviglia della confidenza innocente e appassionata.
Un bacio d’amore sarà la tua ossessione. Il desiderio cullerà le notti della bambina, tormenterà i giorni dell’adolescente, struggerà il tempo della donna.
Sei una bambina speciale e io ti voglio bene così come sei, ma vorrei che tu non rinunciassi ai giochi spensierati e alla compagnia dei bambini. Io l’ho fatto e sapessi, cara Alice, quanto tempo c’è voluto per incontrare la bambina che ho lasciato andare via troppo presto, quanto tempo per trovare il coraggio di guardarla negli occhi e chiederle perdono, quanto tempo per prenderle la mano e cominciare a camminare insieme.
Ti saluto con amore e ti auguro buon proseguimento
Alice
Matteo Trematerra Laboratorio Giovani Adulti
Salve a tutti, sono un agility e quest’oggi volevo raccontarvi la mia storia in prima persona. A dir la verità, una cronaca dei miei ultimi mesi di vita(un po come hanno fatto con Kurt Cobain, Adolf Hitler e altra gente). Sono stato acquistato nel lontano luglio 2015 dal mio padrone, Matteo Trematerra, a cui sono molto affezionato e per anni abbiamo scorrazzato insieme per le vie di Livorno in pace ed armonia. Oddio no, va detto che il giorno dopo che sono stato acquistato mi si è bruciato un fusibile, lasciando a piedi il mio padrone che per andare a lavoro ha dovuto fare l’autostop ad un signore di San Vincenzo. Ma tolta questa piccola parentesi, abbiamo passato bei momenti. I miei problemi sono iniziati nell’agosto 2019, quando una sera mi sono spento senza alcun apparente motivo sul viale Nazario Sauro, costringendo Matteo a tornare a casa a piedi. Mi è venuto a riprendere il giorno dopo(dopo che aveva sostenuto l’esame della patente D alla motorizzazione, peraltro bocciato), ma la cosa della sera prima mi era passata, per cui amici come prima. Un mese dopo, è successo di nuovo e il mio padrone ha dovuto portarmi a spinta da via montebello fino in via Grande. Il giorno dopo però si sono decisi e mi hanno portato dal dottore(per voi il meccanico) a vedere cosa avessi sfruttando il fatto che Matteo la mattina dopo sarebbe partito per le meritate vacanze. Ma non era un vero meccanico. Era un collega del padre di Matteo con la passione per i motori(a sentire il padre si risparmiava), così ha fatto confusione tra i suoi pezzi di ricambio e gli interventi già effettuati da un altro meccanico. Ma questo Matteo e il padre ancora non lo sapevano e mi hanno ripreso dopo 11 giorni convinti che i problemi sarebbero finiti. Oltretutto, mentre sono stato preso in consegna da questo signore (Un certo Luca, che ringrazio), non ho mai dato problemi come li davo a Matteo, per cui lui non ha realmente saputo dove mettere le mani. Sono davvero una canaglia, eh? Insomma fatto sta che da ottobre siamo tornati in sella. Le cose sono andate bene fino a metà novembre, quando una sera la mia batteria è andata giù, lasciando Matteo tornare a casa a piedi dalle sorgenti(dove lavora) fino alla scopaia(dove abita). Il giorno dopo mi ha portato da un altro meccanico, il quale esclamò:”Io la batteria la cambio anche, ma lo scooter ce n’ha per poo”. Ma matteo non si dette per vinto e cambiò la batteria. Era un venerdì mattina lo ricordo sempre. Il sabato, decisi di andare in pensione e smisi di funzionare definitivamente. Matteo fu costretto a sostituirmi con un nuovo motorino ed io ero pronto alla rottamazione. Ma niente, quelli del concessionario non arrivavano. Ma quelli ne hanno sempre una: Prima le vacanze di natale, poi hanno problemi col camion che passa a ritirare i mezzi, poi confondono la pratica di Matteo con quella di un altro(Sbagliare “Trematerra” con “Falleni” non è da tutti) e infine la questione coronavirus, io sono sempre nel giardino di casa di Matteo, a godermi il sole, il vento, la pioggia e le stelle. Chi lo sa se arriverà il momento d’essere rottamato. Se tengo duro ancora un po, forse verrò inserito nel testamento di famiglia.
Riccardo Massucco Laboratorio Giovani Adulti
La vita in technicolor
Samuele Bartolini Laboratorio Giovani Adulti
4’33”
John Cage, in una stanza dell’università di Howard, è immerso in un silenzio totale e riesce a sentire i rumori del proprio corpo. Riflette allora sul fatto che il silenzio in sé per sé non esiste. Nel 1952 compone così lo spartito di 4’33’’ (quattro minuti e trentatré secondi), per qualsiasi strumento: l’opera consiste, semplicemente, nel non suonare lo strumento. La sostanza esecutiva dell’opera è, quindi, un’operazione più teatrale più che musicale. Il silenzio non esiste: il suono c’è sempre. C’è il suono del proprio corpo, i suoni dell’ambiente circostante, i rumori interni ed esterni alla sala da concerto, il mormorio del pubblico se ci si trova in un teatro, il fruscio degli alberi se si è in aperta campagna, il rumore delle auto in mezzo al traffico. Cage ci vuole condurre all’ascolto dell’ambiente in cui si vive, all’ascolto del mondo. È un’apertura totale nei confronti di ciò che accade all’interno e all’esterno ed è la dimostrazione che ogni suono può essere musica.
Eliana Guarino Laboratorio Giovani
QUATTRO, UN NUMERO
Quattro, un numero
Quattro, un numero pari,
Quattro, un numero di una sequenza Quattro, una nullità in confronto all’infinito.
Quattro, il numero delle linee di un quadrato,
di un rettangolo,
di un trapezio
le forme di una stanza,
oramai diventata la nostra casa,
il nostro mondo, una prigione,
la nostra vita
un luogo che nasconde tanto:
progetti, paure, sogni, incubi, idee
Quattro, come il numero delle mura che alcuni hanno visto per l’ultima volta
Quattro, come le linee di un rettangolo la forma dei nostri cari,
la forma degli abbracci virtuali,
una distanza lontana ma vicina.
Quattro, come le linee di un quadrato,
la forma di una finestra,
una lente che si affaccia sul mondo,
su un giardino, una strada, un parco,
un mondo ormai diverso, segnato, cambiato,
un mondo forse più pulito, in cui la natura ha preso ciò che è suo,
ma privo degli abbracci, dei sorrisi, degli sguardi fugaci tra gli sconosciuti.
Quattro, un semplice piccolo numero,
ma pieno di significato, sacrificio, amore per il prossimo.
Ambra Passetti Laboratorio Giovani Adulti
“Sii come un fiore e come un’ape
sii come un fiore che cresce facendosi strada nelle avversità in modo che il mondo riconosca il tuo colore prezioso e unico;
trova il tuo posto e fiorisci in modo che il tuo profumo (la tua personalità) si diffonda da per tutto;
sii come un’ape che non smette mai di lavorare tu non smettere mai di inseguire i tuoi obiettivi e se qualcuno ti distrugge o si comporta da nemico pungirlo se ti ascolta spargi il tuo polline (le tue caratteristiche) e sarà un ottimo compagno”
Chiara Bersotti Laboratorio Giovani Adulti
Hella e la maledizione del Libro Mannaro
In questo periodo mi sono ritrovata a pensare molto al mio tempo: cosa fare? Studiare di più, studiare il giusto, non studiare affatto? Una parte di me dice: “Hella, approfittane!”, l’altra dice “Hella rilassati”; così nel dubbio mi metto a studiare, sperando di trovare nel frattempo qualcosa da fare che mi faccia sentire meno in colpa e meno Ansia. Dopo tanto provare, la gioco in 4, la musica, ecco che mi sovvien il libro di Happy Otter: la storia di una lontra magica che sconfigge il malvagio Serpente-che-non-deve-essere-mai-pestato. Leggendolo mi sono accorta che Ansia, tornava a giocare e mi lasciava perdere per tutto il tempo in cui i miei occhi si soffermavano su simboli e su parole. Essendo io un’eroina nel mio vivere reclusa e sola in un eremo nella più bassa contrada della Liburnia, ammetto di avere anche un super potere, che è per me un po’ una kriptoforbice per Superfan (un supereroe a forma di ventaglio): l’Immedesimazione. Quel potere per cui quando leggi, ti senti risucchiato dalle pagine del libro. Così mi immergo in quel lago di Oguardo e vivo con Happy ed i suoi amici Crill e Ersilione fantastiche avventure. Tuttavia, come dicevo, quel potere ha delle ripercussioni se usato dopo una certa ora: prima di andare a dormire infatti ha delle controindicazioni come Ansia, Palpitazioni, Spasmi e soprattutto Insonnia. Consideratelo come una regola di quel film I Bruttins che da essere paffutelli, diventavano dei mostri davvero orrendi se nutriti dopo le otto, bagnati col vino ed esposti alla luce delle candele. Oddio sto divagando! Comunque: chi è causa del suo mal pianga…un fesso? Non me lo ricordo. Fatto sta che decisi immediatamente di smettere di leggere qualsiasi cosa mi facesse immedesimare in qualche descrizione angosciante: risultato? La cosa più difficile mai fatta: quando finisco il capitolo, prima dell’ora designata, continuo a guardare il libro chiuso sulla libreria. Faccio la cyclette e sembra che mi si avvicini sempre di più, tanto che, giuro, di averlo visto volare vicino alla mia mano. “Solo un tocco, Hella” mi dice suadente, “solo un’altra pagina…starai bene” e così mi ritrovo, non so come, ad aprirlo e a leggerlo ingorda, passando un’altra notte insonne…per me e per i miei genitori che mi sentono “schizzare” ad ogni minimo rumore della caldaia. La mia forza di volontà, sempre più fievole mi dice che mi devo arrendere…dopo tutto sembra che il libro sappia proprio cosa mi serva adesso, eppure non è nelle pagine di Happy che trovo la pace notturna. Come fare? Grazie al cielo, il signor Più Disegni è riuscito a creare una piattaforma on-line dove poter vedere tutti i cartoni della propria infanzia. Così, leggermente rinfrancata mi sono messa a guardare quelli la sera. Ma so…che dopo la chiusura del PC e dopo essermi messa a letto…lo so…che Happy mi scruterà con le sue ampie pagine color perla, mai sazio della mia attenzione…
Leonardo Corti Laboratorio Giovani Adulti
Buone ‘bitudini
Cʼera una volta un omino leggero leggero che viveva dentro una nuvola. Dentro la sua nuvola amava viaggiare in tutto il mondo e passava i giorni ad esplorare i luoghi più irraggiungibili della terra. Purtroppo aveva il vizio di fumare in casa.
Si era abituato così da tempo e non fumava mai allʼaperto perché si vergognava delle altre persone. La nuvola soffriva molto questa situazione, perché assorbiva il fumo dentro di sé e sentiva sempre più la fatica durante i viaggi.
Una volta lʼomino andò dal dottore, il quale lo avvisò che doveva smetterla col fumo, altrimenti i suoi polmoni non avrebbero retto ancora a lungo.
Lʼomino comunque era troppo attaccato al fumo e non riusciva proprio a cambiare. Un giorno, mentre cantava sotto la doccia, sentì un gran male e per un momento gli mancò lʼara. In seguito a questo brutto incidente dovette smettere di cantare perché aveva troppa paura che succedesse ancora.
Giorno dopo giorno, la paura dellʼomino non faceva che aumentare. Dopo un poʼ di tempo smise di parlare con la sua nuvola tanto gli dolevano i polmoni. E anche conoscendo la causa del problema, proprio non riusciva a smettere col fumo perché lo aveva sempre fatto e sempre così avrebbe fatto. Un giorno decise di smettere di viaggiare da quanto non ce la faceva più e di restare solo nella sua nuvola.
Anche la nuvola era stremata dallo stile di vita del padrone. Piano, piano diventò sempre più scura e pesante, finché alla fine non riuscì più nemmeno a volare e cadde nellʼoceano.
E nessuno ebbe più notizie dellʼomino.
Anna Mariggiò Teatro Bambino
NOTE BIRICCHINE
Francesco Orsini Coro Voci Bianche
Io e il cavallo
Ogni volta che vado al maneggio, saluto sempre tutti i cavalli, ma Lui è un caro amico.
Da più di un mese non lo vedo e in ricordo di quel bellissimo giorno, voglio condividere con voi questo video.
Ciao Francesco.
Francesco Pini Laboratorio Giovani Adulti
A ruota libera
Filippo Maria Fantini Coro Voci Bianche
Poesia “L’anno 2020”
Francesco Poggiali Laboratorio Giovani Adulti
Corri si perde i’tappeto!
Ambra Passetti Laboratorio Giovani Adulti
Per questo tema ho deciso di condividere una lettura di un monologo tratto da “E la Notte Canta” di Jon Fosse fatta in una di queste sere.